C’è stata finalmente anche la seconda sessione.
Ho vissuto i giorni di attesa con una voglia di giocare incontenibile. Fare il level up non è pesato per niente anche per questo motivo.
E’ bello trasformarsi pian piano in un rodato giocatore di ruolo. Ci sono piccole minuzie che fanno la differenza. Ad esempio il master ci ha consigliato di disporre i dadi in ordine, per tenerli sempre pronti all’uso.
Il mago sta prendendo forma. Inizialmente ero preoccupato, credevo fosse troppo complicato da gestire, con tutti i suoi incantesimi. Ma in realtà ci sono dei tempi per forza di cose consistenti tra una sessione e l’altra, e poi il level up, è per questioni di bilanciamento, sempre meno frequente, Per cui si ha tutto il tempo necessario per prendere confidenza con il libro degli incantesimi, studiare le proprie magie e scegliere quali preparare, con sufficiente cura.
Questa seconda sessione è stata più social, non abbiamo mai tirato per iniziativa, tranne una giocatrice che però ha evitato il combattimento.
Tante informazioni, tanti nomi, tante nuove scoperte. La trama si infittisce. Anche questo è il gioco, anzi, questa è forse la parte più importante del gioco, considerando che il combattimento a turni è implementato egregiamente anche nei videogiochi. Al contrario, la possibiltà di far interagire il tuo personaggio con gli altri npc e scegliere esattamente le parole che desideri, beh, questa è la parte veramente tipica del gioco di ruolo cosiddetto tabletop.
Il gioco di ruolo dunque è un medium attraverso cui vivere un’esperienza. Come lo è la letteratura, il cinema o il videogioco. E pur affidando la maggior parte della fenomenologia alle nostre menti, con supporto multimediale minimo, si sta rivelando una delle esperienze più immersive che abbia mai vissuto.